Aalfabeto Pahlavi, Pahlavi scritto anche Pehlevi, sistema di scrittura del popolo persiano che risale già al II secolo a.C., secondo alcuni studiosi, e fu in uso fino all’avvento dell’Islam (VII secolo a.C.). Il libro sacro zoroastriano, l’Avesta, è scritto in una variante del Pahlavi chiamata Avestan.
L’alfabeto Pahlavi si è sviluppato dall’alfabeto aramaico e si è presentato in almeno tre varietà locali: nord-occidentale, chiamato Pahlavik, o Arsacide; sud-occidentale, chiamato Parsik, o Sāsānian; e orientale. Tutte erano scritte da destra a sinistra. Delle 22 lettere in aramaico, la maggior parte arrivò a rappresentare più di un suono in Pahlavi; molte non furono usate affatto, e una si evolse in due lettere in Pahlavi. Il Pahlavi nord-occidentale aveva 20 lettere, e quello sud-occidentale ne aveva 19. L’Avestan, una scrittura corsiva, aveva 50 lettere distinte e fu forse inventata separatamente, anche se modellata sul Pahlavi.
Una peculiarità del sistema di scrittura Pahlavi era l’abitudine di usare parole aramaiche per rappresentare parole Pahlavi; queste servivano, per così dire, come ideogrammi. Un esempio è la parola per “re”, in Pahlavi shāh, che era costantemente scritta m-l-k dopo la parola aramaica per “re”, malka, ma letta come shāh. Molti di questi ideogrammi erano in uso standard, compresi tutti i pronomi e le congiunzioni e molti nomi e verbi, rendendo il Pahlavi abbastanza difficile da leggere.