Negli ultimi decenni si è assistito a una crescita senza precedenti nell’applicazione dei probiotici per la promozione della salute generale dell’intestino, nonché alla loro nascita come bioterapeutici per alleviare alcuni disturbi clinici legati alla disbiosi. Mentre numerosi studi hanno dimostrato le potenzialità di ripristino della salute per un gruppo ristretto di specie microbiche, l’estrapolazione commercializzata di un’etichetta probiotica simile a un gran numero di formulazioni microbiche parzialmente caratterizzate sembra distorta. In particolare, gli individui in fase neonatale e/o quelli con alcune condizioni cliniche tra cui tumori maligni, leaky gut, diabete mellito e convalescenza post-trapianto di organi probabilmente non riescono a raccogliere i benefici dei probiotici. Ad aggravare ulteriormente le condizioni, alcuni ceppi probiotici potrebbero approfittare dell’immunità debole in questi gruppi vulnerabili e trasformarsi in patogeni opportunisti che generano polmonite, endocardite e sepsi pericolose per la vita. Inoltre, l’uso non regolamentato e dilagante di probiotici potenzialmente portare il rischio di plasmide-mediata trasferimento di resistenza agli antibiotici per gli agenti patogeni infettivi intestinali. In questa rassegna, discutiamo le prospettive di sicurezza dei probiotici e i loro interventi terapeutici in alcuni gruppi di popolazione a rischio. Gli argomenti e le ipotesi incorporati faranno certamente luce sul fatto che l’uso dei probiotici dovrebbe essere trattato con cautela.

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