La poesia non è considerata uno dei principali generi letterari, ma i suoi testi resistono alla prova del tempo, una buona poesia è ancora buona anche se gli anni passano ed è capace di non perdere la sua attualità. Inoltre, probabilmente i poeti più conosciuti oggi non sono poeti attuali, anche se ce ne sono alcuni molto bravi, e alla casa editrice andalusa ExLibric abbiamo alcuni interessanti libri di poesia.
Sei un lettore di poesia? Penso che siamo tutti in qualche misura lettori di poesia, quando la poesia parla d’amore diventa universale perché è un sentimento che tutte le persone provano a un certo punto della loro vita.
Potresti anche aver osato scrivere qualche verso romantico o potresti farlo spesso e averne addirittura un’intera collezione. In questo caso potresti provare a mandarci il tuo manoscritto, ti diremo se la pubblicazione è fattibile.
In ogni caso, la poesia è un genere che attraversa le frontiere, che attacca direttamente i sentimenti, e al loro interno, la poesia è il genere dell’amore. Non fa mai male leggere qualche verso romantico di tanto in tanto, oggi metteremo in evidenza cinque delle grandi poesie d’amore in spagnolo:
- Poema 15 di Pablo Neruda
- Rima XXIII di Gustavo Adolfo Bécquer
- Sonnetto V di Garcilaso de la Vega
- Corazón Coraza di Mario Benedetti
- Sonnetto 12 di Lope de Vega
- Octavio Paz’s Beyond Love (@Tlatelolco1968 )
- Amor constante más allá de la muerte de Francisco de Quevedo
- Che l’amore non ammette riflessioni sane di Rubén Darío
- Questo mi basta di Ángel González
- Canto del marito soldato di Miguel Hernández
- Altre 5 poesie che dovresti conoscere
- Canción II a Guiomar, di Antonio Machado
- Crede, Juan Ramón Jiménez
- Trifo dell’amore, Vicente Aleixandre
- La voz a ti debida (versi 54 – 90), di Pedro Salinas
- Il Minacciato, di Jorge Luis Borges
Poema 15 di Pablo Neruda
Mi piaci quando sei silenzioso perché sei come assente,
e mi senti da lontano, e la mia voce non ti tocca.
Sembra che i tuoi occhi si siano spenti
e che un bacio abbia chiuso la tua bocca.
Come tutte le cose sono piene della mia anima
tu emergi dalle cose, piena della mia anima.
Farfalla del sonno, assomigli alla mia anima,
e assomigli alla parola malinconia.
Mi piaci quando sei silenziosa e distante.
E tu sei come gemito, farfalla nella ninna nanna.
E tu mi senti da lontano, e la mia voce non può raggiungerti:
Lasciami tacere con il tuo silenzio.
Lascia che anch’io ti parli con il tuo silenzio
chiaro come una lampada, semplice come un anello.
Sei come la notte, silenziosa e costellata.
Il tuo silenzio è come una stella, così distante e semplice.
Mi piaci quando sei silenzioso perché sei come assente.
Distante e doloroso come se tu fossi morto.
Basta allora una parola, un sorriso.
E sono contento, contento che non sia vero.
Rima XXIII di Gustavo Adolfo Bécquer
Per uno sguardo, un mondo,
per un sorriso, un cielo,
per un bacio… non so
cosa ti darei per un bacio!
Sonnetto V di Garcilaso de la Vega
Scritto nella mia anima è il tuo gesto
e tutto quello che vorrei scrivere di te;
tu solo l’hai scritto, io lo leggo
così solo, che anche di te mi tengo in questo.
In questo sono e sarò sempre impostato;
perché anche se non rientra in me quello che vedo in te,
di tanto bene non capisco,
prendendo già la fede per un presupposto.
non sono nato che per amarti;
la mia anima ti ha tagliato a sua misura;
per abitudine dell’anima stessa ti amo;
quello che ho lo confesso lo devo a te;
per te sono nato, per te ho la vita,
per te devo morire e per te muoio.
Corazón Coraza di Mario Benedetti
Perché ho te e non
perché penso a te
perché la notte ha gli occhi aperti
perché la notte passa e dico amore
perché sei venuto a raccogliere la tua immagine
e sei migliore di tutte le tue immagini
perché sei bella dai piedi all’anima
perché sei buona dall’anima a me
perché ti nascondi dolce nell’orgoglio
piccola e dolce
armatura del cuore
perché sei mia
perché non sei mia
perché ti guardo e muoio
e peggio che morire
se non ti guardo amore
se non ti guardo
perché esisti sempre ovunque
ma esisti meglio dove ti amo
perché la tua bocca è sangue
e tu sei freddo
Devo amarti amore
Devo amarti
anche se questa ferita fa male come due
anche se ti cerco e non ti trovo
e anche se
la notte passa e ti ho
e non lo faccio.
Sonnetto 12 di Lope de Vega
Sfuggire, osare, essere furioso,
passato, tenero, liberale, sfuggente,
incoraggiato, mortale, defunto, vivente,
leale, infido, vigliacco e spiritoso;
non trovando centro e riposo al di fuori del bene,
mostrandosi gioioso, triste, umile, altero,
arrabbiato, coraggioso, fuggitivo,
soddisfatto, offeso, sospettoso;
fuggire la faccia per cancellare una delusione,
bere veleno per un liquore süave,
dimenticare l’utile, amare il male;
credere che un paradiso in un inferno si adatti,
dare vita e anima a una delusione;
questo è l’amore, chi l’ha assaggiato lo sa.
Octavio Paz’s Beyond Love (@Tlatelolco1968 )
Tutto ci minaccia:
il tempo, che in frammenti viventi divide
quello che ero
da quello che sarò,
come il machete al serpente;
la coscienza, la trasparenza forata,
lo sguardo cieco del guardare guardare guardare guardare guardare guardare guardare;
le parole, i guanti grigi, la polvere mentale sull’erba,
l’acqua, la pelle;
i nostri nomi, che tra te e me sorgono,
muri di vuoto che nessuna tromba fa crollare.
Né il sogno e il suo popolo di immagini spezzate,
né il delirio e la sua schiuma profetica,
né l’amore con i suoi denti e le sue unghie ci bastano.
Al di là di noi,
alle frontiere dell’essere e dell’essere,
una vita più vita ci reclama.
La notte respira, si diffonde,
piena di grandi foglie calde,
di specchi che combattono:
frutti, artigli, occhi, fogliame,
scudi che brillano,
corpi che sfondano altri corpi.
Sei qui sul bordo di tanta schiuma,
di tanta vita che ignora e si dà via:
anche tu appartieni alla notte.
Diffonditi, tu che respiri candore,
ancora, o stella divisa,
copa,
pane che fa pendere la bilancia dalla parte dell’alba,
pausa di sangue tra questo tempo e un altro senza misura.
Amor constante más allá de la muerte de Francisco de Quevedo
Posso chiudere gli occhi l’ultima
Ombra che il bianco giorno mi porterà via,
E può slegare questa mia anima
Ora, alla sua lusinghiera smania;
Ma non da quell’altra parte sulla riva
Lascerà il ricordo, dove bruciò:
Sapere la mia fiamma l’acqua fredda,
e perdere il rispetto della legge severa.
Anima, a cui tutto un carcere Dio è stato,
Veine, che l’umore a tanto fuoco hanno dato,
Medicine, che hanno gloriosamente bruciato,
Il suo corpo lascerà, non la sua cura;
Saranno cenere, ma lui avrà senso;
Polvere saranno, ma polvere innamorata.
Che l’amore non ammette riflessioni sane di Rubén Darío
Signora, l’amore è violento,
e quando ci trasfigura
accende i nostri pensieri
madri.
Non chiedere la pace alle mie braccia
che tengono prigioniere le tue:
i miei abbracci
sono di guerra
e i miei baci sono di fuoco;
e sarebbe un vano tentativo
di rendere oscura la mia mente
se accende il mio pensiero
di follia.
Libera è la mia mente
dalle fiamme dell’amore, signora,
come la tenda del giorno
o il palazzo dell’alba.
E il profumo del tuo unguento
sfuma la mia fortuna,
e accende il mio pensiero
insanitario.
La mia gioia il tuo palato
ricco di miele concepisce,
come nel santo Cantico:
Mel et lac sub lingua tua.
La delizia del tuo respiro
in una coppa così fine appetisce,
e accende il mio pensiero
insanità.
Questo mi basta di Ángel González
Se fossi Dio
e avessi il segreto,
farei un essere esatto a te;
lo assaggerei
(alla maniera dei fornai
quando assaggiano il pane, cioè:
con la bocca),
e se quel gusto fosse
uguale al tuo, cioè
il tuo stesso odore, e il tuo modo
di sorridere,
e di tacere,
e di stringere strettamente la mia mano,
e di baciarsi senza ferirsi
di questo sono sicuro: Faccio
tanta attenzione quando ti bacio;
allora,
se fossi Dio,
potrei ripeterti e ripeterti,
sempre lo stesso e sempre diverso,
senza mai stancarsi del gioco identico,
senza mai disdegnare né quello che eri
per quello che saresti stato in niente;
Non so se sono stato chiaro, ma voglio
chiarire che se fossi
Dio, farei
del mio meglio per essere Ángel González
per amarti come io ti amo,
per aspettare con calma
che tu ti crei ogni giorno
per sorprendere ogni mattina
la luce neonata con la tua propria
luce, e tira
l’impalpabile cortina che separa
il sogno dalla vita,
risuscitandomi con la tua parola,
lazzaro gioioso,
me,
ancora
bagnato
dalle ombre e dalla pigrizia,
sorpreso e assorbito
nella contemplazione di tutto ciò
che, in unione con me stesso,
si recupera e si salva, si sposta, si lascia
abbandonato quando poi si tace….
(Sento il vostro silenzio.
Sento
costellazioni: tu esisti.
Credo in te.
Tu sei.
Ho abbastanza).
Canto del marito soldato di Miguel Hernández
Ho popolato il tuo grembo con amore e semina,
ho prolungato l’eco del sangue a cui rispondo
e aspetto sul solco come aspetta l’aratro:
ho raggiunto il fondo.
Morena di alte torri, alta luce e alti occhi,
moglie della mia pelle, grande bevanda della mia vita,
il tuo folle seno mi cresce saltando
di cerva concepita.
Mi sembri già un cristallo delicato,
Temevo che mi avresti rotto al minimo inciampo,
e per rinforzare le tue vene con la mia pelle di soldato
fuori come il ciliegio.
Specchio della mia carne, sostentamento delle mie ali,
ti do vita nella morte che mi è data e non prendo.
Donna, donna, ti voglio circondata dalle pallottole,
bramata dal piombo.
Sopra le feroci bare in attesa,
sopra gli stessi morti senza rimedio e senza tomba
ti voglio, e vorrei baciarti con tutto il mio petto
anche nella polvere, moglie.
Quando per i campi di battaglia la mia fronte pensa a te
che non raffredda né placa la tua figura,
tu mi vieni incontro come una bocca immensa
con denti affamati.
Scrivimi alla lotta, sentimi nella trincea:
qui con il fucile evoco e fisso il tuo nome,
e difendo il tuo povero grembo che mi aspetta,
e difendo tuo figlio.
Nostro figlio nascerà con il pugno chiuso,
avvolto in un clamore di vittoria e di chitarre,
e lascerò alla tua porta la mia vita di soldato
senza zanne né artigli.
È necessario uccidere per continuare a vivere.
Un giorno andrò all’ombra dei tuoi capelli lontani.
E dormirò sul lenzuolo d’amido e di coccio
cucito dalla tua mano.
Le tue gambe implacabili al parto vanno dritte,
e la tua bocca implacabile di labbra indomabili,
e davanti alla mia solitudine di esplosioni e vuoti
tu corri un sentiero di baci implacabili.
Per il figlio sarà la pace che sto forgiando.
E alla fine in un oceano di ossa irrimediabili,
il tuo cuore e il mio naufragheranno, lasciando
una donna e un uomo consumati dai baci.
Altre 5 poesie che dovresti conoscere
Ti è rimasta la voglia di conoscere altri versi? Non preoccuparti, se dopo i versi precedenti vuoi continuare a scoprire nuovi versi, ecco altre 5 poesie d’amore che dovresti conoscere e che sicuramente conquisteranno anche te:
Canción II a Guiomar, di Antonio Machado
In un giardino ti ho sognato,
alto, Guiomar sul fiume,
giardino di un tempo chiuso
con porte di ferro freddo.
Un uccello insolito canta
nel bagolaro, dolcemente,
vicino all’acqua viva e santa,
tutta sete e tutta fontana.
In quel giardino, Guiomar,
il giardino comune inventato
da due cuori in coppia,
le nostre ore si fondono e completano
le nostre ore. Grappoli
di un sogno- insieme siamo
in coppa pulita stringiamo,
e il doppio racconto dimentichiamo.
(Uno: Donna e maschio,
anche se gazzella e leone,
vengono insieme a bere.
L’altro: Non può essere
amore di tanta fortuna:
due solitudini in una,
nemmeno di maschio e femmina.)
*
Per te il mare prova onde e schiuma,
e l’iride, sul monte, altri colori,
e il fagiano dell’alba canta e piuma,
e la civetta di Minerva occhi più grandi.
Per te, o Guiomar!…
Crede, Juan Ramón Jiménez
Sei come il fiore sul ramo più alto del cielo.
Viene il tuo profumo, che bello! da così lontano
come io ti porto su, attraverso la radice più profonda della terra, il mio bacio.
Trifo dell’amore, Vicente Aleixandre
La luna brilla nel vento d’autunno,
nel cielo che brilla come un dolore sofferto.
Ma non sarà, no, il poeta che racconta
i motivi nascosti, segno indecifrabile
di un cielo liquido di fuoco ardente che inonda le anime,
se le anime conoscessero il loro destino sulla terra.
La luna come una mano,
spande con l’ingiustizia che la bellezza indossa,
i suoi doni sul mondo.
Guardo i volti pallidi.
Guardo i volti amati.
Non sarò io a baciare quel dolore che in ogni volto fa capolino.
Solo la luna può chiudere, baciando,
delle dolci palpebre stanche della vita.
Labbra lucenti, pallide labbra di luna,
labbre fraterne per uomini tristi,
sono un segno d’amore nella vita vuota,
sono lo spazio concavo dove l’uomo respira
mentre vola sulla terra vorticosamente alla cieca.
Il segno dell’amore, a volte sui volti cari
è solo il bianco luminoso,
il bianco strappato dei denti che ridono.
Allora davvero sopra impallidisce la luna,
le stelle si spengono
e c’è un’eco lontana, scintillante a est,
vago clamore di soli che scoppiano lottando.
Che gioiosa beatitudine allora quando il riso brilla!
Quando un corpo adorato;
eretto nella sua nudità, brilla come la pietra,
come la pietra dura che i baci accendono.
Guarda la bocca. Sopra la luce del giorno
attraversa un bel viso, un cielo in cui gli occhi
non sono ombre, ciglia, inganni vociferati,
ma la brezza di un’aria che attraversa il mio corpo
come un’eco di canne spinose che cantano
contro le acque vive, bluastre di baci.
Il puro cuore adorato, la verità della vita,
la certezza presente di un amore radiante,
la sua luce sui fiumi, la sua umida nudità,
tutto vive, pervade, sopravvive e ascende
come un ardente tizzone di desiderio nel cielo.
È solo la nudità già. È il riso tra i denti.
È la luce o la sua gemma scintillante: le labbra.
È l’acqua che bacia i piedi adorati,
come un mistero nascosto alla notte vinta.
Oh lucida meraviglia stringere tra le braccia
una nuda fragrante, cinta dal bosco!
Oh solitudine del mondo sotto i piedi che gira,
cercando ciecamente il suo destino di baci!
So chi ama e vive, chi muore e gira e vola.
So che le lune si spengono, rinascono, vivono, piangono.
So che due corpi amano, due anime si confondono.
La voz a ti debida (versi 54 – 90), di Pedro Salinas
Sarà, amore
un lungo addio che non finisce?
Vivere, dal principio, è separarsi.
Nel primo incontro
con la luce, con le labbra,
il cuore percepisce il dolore
di dover essere cieco e solo per un giorno.
L’amore è il miracoloso ritardo
della propria fine;
è prolungare il fatto magico
che uno e uno sono due, contro
la prima condanna della vita.
Con i baci,
con il dolore e il petto conquistano
in faticose scivolate, tra gioie
come giochi,
giorni, terre, spazi favolosi,
alla grande disgiunzione che attende,
sorella della morte o della morte stessa.
Ogni bacio perfetto allontana il tempo,
lo ritrae, allarga il breve mondo
dove può ancora baciare.
Né nell’arrivare, né nel trovare
l’amore ha il suo vertice:
è nella resistenza alla separazione
dove si sente,
nudo, svettante, tremante.
E la separazione non è il momento
in cui le braccia, o le voci,
fanno la guerra con segni materiali:
è da prima, da dopo.
Se si stringono la mano, se si abbracciano,
è per non separarsi mai,
è perché l’anima sente ciecamente
che il modo possibile per stare insieme
è un lungo, chiaro addio.
E che la cosa più sicura è l’addio.
Il Minacciato, di Jorge Luis Borges
È l’amore. Dovrò o cultare me stesso o fuggire.
Le mura della sua prigione crescono, come in un sogno atroce.
La bella maschera è cambiata, ma come sempre è l’unica.
A che cosa mi serviranno i miei talismani: l’esercizio delle lettere,
la vaga erudizione, l’apprendimento delle parole che il rude Nord cantava i suoi mari e le sue spade,
la serena amicizia, le gallerie della biblioteca, le cose comuni,
le abitudini, il giovane amore di mia madre, l’ombra militare dei miei morti, la notte senza tempo, il sapore del sonno?
Essere con te o non essere con te è la misura del mio tempo.
Già la brocca si rompe sulla fontana, già l’uomo
si alza alla voce dell’uccello, già chi guarda fuori dalle finestre si oscura, ma l’ombra non ha portato la pace.
È, lo so, l’amore: l’ansia e il sollievo di sentire la tua voce, l’attesa e il ricordo, l’orrore di vivere nell’aldilà.
È l’amore con le sue mitologie, con le sue piccole magie inutili.
C’è un angolo che non oso oltrepassare.
Già gli eserciti si avvicinano a me, le orde.
(Questa stanza è irreale; lei non l’ha vista.)
Il nome di una donna mi dà via.
Una donna mi fa male in tutto il corpo.
Questa è senza dubbio una selezione soggettiva, come ogni selezione di versi d’amore e si può includere altre poesie romantiche, ci piacerebbe leggervi attraverso le reti sociali di Exlibric Editorial in Andalusia, sia su Facebook e Twitter. Puoi anche scrivere le tue poesie d’amore e se sei interessato a pubblicare un libro, potresti essere interessato al nostro attento servizio di self-publishing.