BAREFOOT
bar’-foot.
1. Introduzione:
La parola si trova nei seguenti passi:
Versioni inglesi della Bibbia, “Andò a piedi nudi” (2 Samuele 15:30); “(Isaia) fece così, camminando …. a piedi nudi” (Isaia 20:2); e come gli egiziani, “nudi e scalzi” (Isaia 20:3,4). Sembra che Davide nella sua fuga davanti ad Absalom “andasse scalzo”, non per facilitare la sua fuga, ma per mostrare il suo dolore (2 Samuele 15:30), e che Michea (Michea 1:8) fa dell'”andare scalzo” un segno di lutto (Septuaginta: “essere scalzo”; la versione di Re Giacomo “spogliato”). La nudità e i piedi nudi del profeta Isaia (20:2) possono essere stati intesi per simboleggiare ed esprimere la simpatia per la condizione disperata dei prigionieri (confrontare Giobbe 12:17,19, dove la King James Version e la Revised Version (britannica e americana) hanno “rovinato,” ma alcune autorità danno come vera traduzione “a piedi nudi”).
Jastrow, in un articolo su “Strappare le vesti” (Jour. of the Am. Oriental Soc., XXI, 23-39) presenta una visione degna di considerazione dell’andare a piedi nudi come segno di lutto e quindi di dolore in generale (confrontare anche Jewish Encyclopedia, articolo “Barefoot”). Tutti questi passaggi sembrano implicare il disagio o l’andare a piedi nudi in lunghi viaggi, su strade sassose o sabbie calde; ma allora, come oggi, in Oriente i sandali sembrano essere stati poco indossati ordinariamente dentro e intorno alla casa.
Vedi SHOE.
2. Un’antica usanza orientale:
Le “scarpe” degli antichi, come sappiamo da molte fonti, erano “sandali”, cioè semplicemente delle suole, per lo più di pelle grezza, legate ai piedi per proteggerli dalla ghiaia, dalle pietre o dalle spine della strada. Le scarpe del tipo moderno, così come i calzini e le calze, erano sconosciuti. Nell’antichità era certamente un’usanza comune nelle terre bibliche andare in giro dentro e intorno alla propria casa senza sandali. I contadini, infatti, come i fellaheen di oggi, essendo induriti a ciò, spesso andavano in giro a piedi nudi. Ma per un re, o un profeta, un sacerdote o un devoto, andare a piedi nudi, era un’altra cosa, come lo era anche per un lutto, per uno in grande difficoltà, essere trovato a camminare per le strade di una città, o percorrere qualsiasi distanza a piedi nudi. Qui veniamo di nuovo alle usanze peculiari dell’Oriente, e di vario significato. Per esempio, era considerato allora, come lo è ora nel mondo musulmano, profano e scioccante, niente meno che una profanazione, entrare in un santuario, o camminare sulla “terra santa”, con scarpe coperte di polvere, o piedi non lavati. A Mosè e Giosuè fu ordinato di togliersi le scarpe quando si trovavano in “terra santa” (Esodo 3:5; Giosuè 5:15). “A nessuno era permesso di camminare sul terreno del tempio con le scarpe o con la polvere sui piedi” (Ber., IX, 5; confronta Jamblichus, Pythagoras, sezione 105). Nessuno in Oriente oggi è autorizzato ad entrare in qualsiasi moschea con le scarpe, o senza aver prima messo delle pantofole fornite per lo scopo sopra le sue scarpe. Come regola, inoltre, i piedi devono essere puliti con l’abluzione in ogni caso, così come le mani e i piedi prima di ogni pasto.
3. I sacerdoti in servizio andavano scalzi:
I sacerdoti di Israele, come sembrerebbe vero per i sacerdoti in generale tra gli antichi, non indossavano scarpe quando servivano (vedi Silius Italicus, III, 28; confronta Teodoreto su Esodo 3, questio 7; e Yer. Shet., 5, 48d). Nei tempi antichi, certamente i sacerdoti d’Israele, quando salivano sulla piattaforma per servire davanti all’arca, nel Tabernacolo o nel tempio, come più tardi nella sinagoga per benedire la congregazione, andavano scalzi; anche se oggi, strano a dirsi, tali sacerdoti ministranti tra gli ebrei indossano calze, e non si suppone che siano scalzi (CoTah, 40a; RH, 316; Shulchan ‘Arukh, ‘Orach Chayyim, 128, 5; vedi Jewish Encyclopedia, articolo “Barefoot”).
4. Le ragioni dell’antica usanza:
La ragione o le ragioni per la rimozione delle scarpe in casi come quelli di cui sopra, non siamo in difficoltà nel divinare; ma quando si tratta della rimozione delle scarpe in tempi di lutto, ecc, le opinioni differiscono. Alcuni vedono in tali usanze una traccia del culto degli antenati; altri trovano semplicemente un ritorno ai primitivi modi di vita; mentre altri ancora, in accordo con un’opinione ebraica largamente prevalente, suggeriscono che fu adottato come un simbolo perfettamente naturale di umiltà e semplicità di vita, appropriato alle occasioni di dolore, angoscia e profonda solennità di sentimenti.
Le scarpe vengono ora messe da parte da molti ebrei moderni nel giorno dell’espiazione e il nono di Ab.
LETTERATURA.
Winer, Robinson, Ricerche Bibliche, sotto la parola “Priester und Schuhe”; Riehm, Handworterbuch des bib. Alt., sotto la parola “Schuhe.”
George B. Eager