Le malattie autoimmuni sorgono quando l’autoimmunità o la perdita di auto tolleranza provoca danni ai tessuti. Molti meccanismi sono stati proposti per l’origine dell’autoimmunità, compresi i fattori immunologici, virali, ormonali e genetici. Tutte le parti note della rete immunologica sono coinvolte nel causare sintomi immunopatologici. Pertanto, gli immunosoppressori più o meno specifici sono ampiamente utilizzati nel trattamento dei disturbi autoimmuni che vanno da malattie organo-specifiche, come la tiroidite di Hashimoto, a malattie non organo-specifiche o sistemiche, come il lupus eritematoso sistemico. I citostatici ad azione non specifica non solo sopprimono le reazioni autoimmuni, ma creano anche gravi effetti collaterali dovuti alla compromissione delle risposte immunitarie contro gli antigeni estranei, portando, per esempio, a un aumento del rischio di infezioni. Inoltre, l’attività genotossica dei citostatici potrebbe indurre tumori maligni. I corticosteroidi sono agenti clinicamente ben noti e molto attivi per la gestione dei sintomi acuti, ma diversi effetti collaterali ne limitano l’uso nel trattamento delle malattie croniche. La ciclosporina A è stata un importante passo avanti per una prevenzione più specifica dei rigetti dei trapianti d’organo e per la terapia di alcuni disturbi autoimmuni. I moderni approcci all’immunosoppressione includono anticorpi monoclonali diretti contro una varietà di diversi determinanti sulle cellule immunocompetenti. Il Ciamexone e la Leflunomide, che sono rispettivamente all’inizio dello sviluppo clinico e preclinico, potrebbero essere nuovi farmaci interessanti. La ricerca e lo sviluppo futuri di farmaci immunofarmacologici dovrebbero portare a composti immunosoppressivi più specifici, a basso peso molecolare, attivi per via orale e chimicamente definiti, con una buona tollerabilità nel trattamento a lungo termine delle malattie autoimmuni.